Inizia così, dalla consapevolezza che ci troviamo di fronte a un nuovo paradigma di sostenibilità, la riflessione del presidente Giuseppe Castaman su Valore Acqua, a un paio di settimane di distanza dall’evento di presentazione ufficiale.
Perché proprio un progetto culturale per celebrare i 40 anni di depurazione?
Non poteva essere altrimenti, data la sensibilità che si sta affermando su questi temi e considerato il ruolo che Medio Chiampo, in quanto gestore idrico e quindi presidio ambientale permanente, può giocare nel portare avanti queste sfide. Abbiamo voluto chiamare questo progetto Valore Acqua perché nella parola valore sono contenuti molti significati: quello ambientale, ma anche economico, culturale e civico. Senza la consapevolezza di questa complessità si rischia di cadere nell’ambientalismo ideologico. Non è un caso che oggi si parli sempre più di sviluppo sostenibile piuttosto che di sostenibilità e che l’operato delle aziende venga valutato sulla base dei fattori ESG, ovvero ambiente ma anche impatto sociale e governance. La nostra storia rappresenta bene la capacità di gestire questa complessità.
Valore Acqua ha preso avvio con la pubblicazione del saggio di Luca Romano “L’acqua racconta l’industria. Storie di imprenditori e di ambiente nel caso Medio Chiampo”.
Innanzitutto penso che sia interessante la prospettiva con cui nel saggio si analizzano le tematiche di sostenibilità, ovvero partendo dalla storia del nostro depuratore e dalla realtà di questo distretto industriale. Come tutti i casi di studio, anche quello di Medio Chiampo porta con sé quella concretezza che permette di dare un senso tangibile a parole che altrimenti rischiamo di rimanere semplici proclami.
Cos’è che rende Medio Chiampo un caso di studio e quale valore aggiunto possiamo ricavare dalla sua storia in una riflessione sul valore dell’acqua e in genere sulla necessità di perseguire uno sviluppo sostenibile?
Il 90% dei reflui che trattiamo sono reflui industriali. Pertanto il peso che il settore industriale ha nell’attività di Medio Chiampo rende questa società un caso più unico che raro. Coniugare il rispetto dell'ambiente con le logiche di mercato e della produttività per noi è un fatto imprescindibile. In questi anni la nostra società ha raggiunto una forte solidità finanziaria e tecnologica ed ha saputo evolvere con una rapidità davvero sorprendente. Credo che questa capacità di sostenere la crescita del territorio e insieme di proteggere l’ambiente derivi dall’aver abbracciato insieme quel nuovo paradigma di cui si parlava prima e dall’essere stati in grado di far esplodere una visione positiva e propositiva, senza lasciarsi irretire da logiche ormai superate.
Medio Chiampo è un esempio eclatante di sinergia tra pubblico e privato.
Senza dubbio. Non a caso diciamo spesso che siamo il termometro dell'economia del territorio. Noi siamo la testimonianza che questo matrimonio tra pubblico e privato s’ha da fare, anche in un contesto locale caratterizzato da un tessuto imprenditoriale molto forte. Avere regole certe, far rispettare le norme è un vantaggio indiscusso e questo ci fa essere parte attiva della competitività delle aziende.
Dalla storia all’impegno futuro. Qual è l’approccio di Medio Chiampo e di Valore Acqua?
La promozione del sapere, come ricerca pubblica e privata, ma anche del sapere dell’esperienza e della professionalità. È un cammino che non deve mai cessare, che si sostanzia di investimenti nell’innovazione e che si fonda sul confronto e sull'equilibrio tra interessi coinvolti.
Il primo ottobre abbiamo ospitato l’intervento di Jan Olof Lundqvist, scienziato svedese che ha raccontato il percorso ambientale vissuto dalla sua città, Stoccolma. Quel giorno sono uscito con l’idea dei gemellaggi ambientali dove il locale incontra l’internazionale, dove si possono condividere non solo tradizioni ma percorsi simili di sostenibilità e imprenditoria. Anche questo è Valore Acqua, un’apertura che non può mai mancare quando si vuole crescere.